13/06/2013 Il suicidio della Siria: l’impotenza del mondo

di gigasweb

Fonte: Famiglia Cristiana

La situazione è disperata, quasi centomila i morti

Domenica scorsa, all'Angelus, papa Francesco ha ricordato la Siria. Ed è bene, perché dimentichiamo troppo quel che sta accadendo. Il Papa ha commentato: «Tutto si perde con la guerra, tutto si guadagna con la pace». In Siria, con la guerra, si è perduto tutto, anche la speranza di pace. Si sono perdute quasi 100 mila vite umane. E poi tanti rapiti. Il coraggioso inviato italiano, Domenico Quirico, è scomparso in Siria da più di 50 giorni. Ricordo i vescovi di Aleppo, Mar Gregorios (siro ortodosso) e Paul Yazigi (greco-ortodosso), prigionieri di un gruppo armato da più di un mese. Li conoscevo bene e sono in ansia per loro. Tanti sono nell'angoscia per le loro famiglie in Siria. Infatti, un mondo è stato distrutto: la convivenza tra comunità religiose ed etniche differenti, tra cui i cristiani che, qualche anno fa, erano quasi il 10% dei siriani.

Siti storici e archeologici sono stati irrimediabilmente  colpiti. Il Paese è a pezzi. Quattro milioni sono i profughi interni. Più di due milioni hanno lasciato il Paese per Libano, Turchia e Giordania. Ho visto in quali terribili condizioni vivono molti profughi all'interno del Libano. Troppo è andato perduto con la guerra, forse tutto. Il regime di Assad, espressione della minoranza alauita, dal febbraio 2011 ha represso con subitanea durezza le manifestazioni della "primavera araba". C'era chi  sperava in una transizione pacifica alla tunisina, ma non aveva fatto i conti con Assad, pronto a tutto pur di non finire come i dittatori arabi. L'opposizione pacifica non ha avuto spazio per esprimersi. La comunità internazionale non è riuscita a intervenire subito per aiutarla. Rapidamente la situazione è scivolata nella lotta tra un potere militare forte e un'opposizione combattiva (con una cospicua presenza di radicali islamici). La parola è alle armi.

La situazione è in stallo. Dietro questa terribile guerra civile, si stagliano i paesi del Golfo, ['Arabia Saudita (per la rivolta), e gli hezbollah libanesi e l'Iran (per il regime). È una battaglia per l'islam internazionale: tra sunniti e sciiti (a cui sono vicini gli alauiti). I cristiani sono ostaggio. Un errore è stato dare poco rilievo come interlocutore alla Russia, vicina ad Assad, con grandi interessi in Siria. È tardi per una via d'uscita pacifica? Molti lo pensano. Sono stati riesumati piani di spartizione. Bisognerà fare i conti con le formazioni militari islamiste, anche esterne come i ceceni. Ormai la Siria è davvero cambiata: è divenuta un campo di battaglia. Si deve assistere impotenti al suicidio di un Paese? La speranza si appunta sulla Conferenza di Ginevra, che dovrà comporreforze siriane differenti, ma anche diversi interessi internazionali. È un'occasione che non può essere perduta. L'impotenza internazionale resterà come una grande vergogna.

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