24/04/2014 Nuovi martiri. Non li scordiamo

I cattolici italiani devono mostrare una solidarietà viva e cosciente nei loro confronti, fatta di azione e preghiera

di gigasweb

Fonte: Avvenire

Cristiani perseguitati
In questi giorni i cristiani d'Occidente e d'Oriente celebrano la Settimana santa nello stesso periodo per la coincidenza dei calendari, Gregoriano e Giuliano. Nei prossimi anni ci sarà invece una divergenza di date della Pasqua. Resta una grave questione. Ma c'è un fatto più importante: i cristiani, pur divisi, sono già uniti nella sofferenza comune, anzi nel martirio. Penso alla Siria, dove cattolici e ortodossi sono prigionieri nella morsa tra un regime spietato e l'opposizione islamista. Soffrono, muoiono o emigrano. Li ho incontrati rifugiati in Libano e in Turchia. A Mardin, città turca al confine siriano, i profughi cristiani di Siria sono ospitati dai pochi cristiani turchi lì rimasti attorno a un prete siroortodosso (parroco di tutti, ortodossi e cattolici). Tra i cristiani rapiti in Siria ho tre amici, il gesuita Paolo Dall'Oglio e i vescovi di Aleppo, Mar Gregorios Ibrahim e Paul Yazigi. Aspettiamo il loro ritorno, ma quando?
 
UNITI NEL MARTIRIO. L'unità cresce nella sofferenza condivisa e nel martirio. Nel Centrafrica a rischio di genocidio e di scontro tra cristiani e musulmani, tre leader religiosi, il vescovo cattolico di Bangui, I'imam della città e il capo delle Chiese protestanti ("i tre santi", chiama Le Monde) predicano insieme la pace. Talvolta la persecuzione dei cristiani viene dai musulmani. Ma non tutto l'islam è ostile. In Pakistan, la vita non è facile per i cristiani che sono poveri; ma importanti autorità musulmane si sono pronunciate in loro difesa. Mi ha colpito un giovane  e coraggioso imam egiziano cne, assieme a una cristiana eritrea, Alganesh Fessah, salva molti eritrei – spesso cristiani – profughi nel Sinai. Oggi i cristiani sono i più perseguitati nel mondo: vittime della violenza diffusa, dell'odio religioso, della diffidenza di regimi che li discriminano. In India, li minaccia la crescita del fondamentalismo indù. I cristiani sono perseguitati per la fede, per la vita non violenta, per la loro umanità. Taluni muoiono vivendo la solidarietà con i poveri. Altri liberano i giovani sfidando la cultura della paura: lo fecero don Pino Puglisi ucciso a Palermo e don Peppe  Diana morto a Casal di Principe. La maggior parte dei cristiani perseguitati però vive nel Sud del mondo. I cattolici italiani non possono dimenticarli o demandare l'aiuto alle istituzioni.
 
Ci vuole una solidarietà viva e cosciente, fatta di azione e di preghiera. Quanto sarebbe significativo, proprio nella Settimana santa, celebrare la memoria dei "nuovi martiri", per ricordare quanti nel nostro tempo si sono fatti simili a Gesù nella passione! "
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