07/05/2018 Ricordare una politica, la visione mediorientale di Giulio Andreotti. Lectio magistralis di Andrea Riccardi

di Andrea Riccardi

Fonte: Vatican Insider

Lectio magistralis di Andrea Riccardi durante un incontro a Roma organizzato dall’Associazione Giovane Europa a cinque anni dalla scomparsa del leader democristiano

“Andreotti d’Arabia”: è un’espressione d’ironia e critica sulla sua capacità mediativa e sul suo filoarabismo. “Giulio d’Arabia”: così titola Panorama nel 1983, ricordando come – per il governo Craxi, ad agosto 1983 – alcuni avrebbero preferito agli Esteri, ad Andreotti, Spadolini filoisraeliano. All’inizio del 1983, la sua candidatura alla Farnesina era stata bruciata dall’accusa di filoarabismo e terzomondismo, manifestati alla presidenza e nell’attività dell’Interparlamentare. Un’organizzazione senza potere, ma occasione per una rete di contatti internazionali per Andreotti, che ne aveva il gusto, nonostante non si fosse tanto dedicato agli affari esteri nella sua carriera fino agli anni Ottanta. I rapporti personali, la forte memoria e la costante attenzione erano elementi preziosi per un politico che studiava i dossier come mostra il suo archivio.

Dal 1983 al 1989, Andreotti guidò la Farnesina per cinque governi. Poi fu presidente del Consiglio sino al 1992. Nonostante la criticata instabilità dei governi della prima Repubblica, si potevano svolgere azioni governative di lungo periodo, anche perché quei governi erano espressione della stessa classe dirigente e di visioni condivise. La politica estera era un capitolo su cui c’era una visione, se non unanime, ancorata all’atlantismo e all’Europa, consapevole di alcuni spazi propri, in cui agire anche in forza dalla collocazione mediterranea dell’Italia.

Riflettere – come facciamo a cinque anni dalla sua scomparsa – sulla visione mediorientale di “Giulio d’Arabia” è un debito verso di lui. E ringrazio il dottor Angelo Chiorazzo di avermi chiesto questo impegno. È anche una necessità morale per una regione, tormentata come sempre, ma peggio, distrutta. In Siria, di cui tratteremo, la guerra dura da sette anni con cinque-sei milioni di rifugiati fuori dal paese. Aleppo, patrimonio dell’umanità e culla della convivenza islamo-cristiana da più di un millennio, è stata distrutta dalle bombe e dalle lotte tra ribelli e regime.

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